Museo
Quando, agli inizi degli anni
’70 dissodai queste terre aride, sassose, piene di piste in calcestruzzo che i
tedeschi avevano costruito nel 1943, pur non disponendo più di aeroplani
pensavo: qui farò una cantina, calata nel territorio, senza violenza
architettonica. Peccato che nessuno nei secoli abbia pensato di fare un
castello, una villa gentilizia, un qualcosa da conservare nei secoli.
Ma qui non c’era nulla. Terra
bruciata nelle torride estati. Pochi carretti di fieno. Non c’era acqua,
l’irrigazione era praticamente sconosciuta. Avevo dei dubbi anch’io sulla
riuscita di un vigneto. Poi visitai i vigneti sul fiume Meduna, coraggiosamente
portati alla vite dal lungimirante barone De Pauli. Sassi, sassi, ancora sassi,
ma l’acqua sempre a portata di mano. Stava lì, a pochi metri di profondità,
bastava pomparla in superficie.
Devo solo copiare pensai.
Fammi povera, diceva la vite, e ti darò buon vino. Tentai, ci riuscii, fu un successo.
Ma la mia mente, oltre ad essere
impegnata a tempo pieno tra la vite e il vino, spaziava in altri lidi. La
cultura pensavo deve essere una componente dell’economia, del nostro lavoro
quotidiano, della nostra stessa vita.
Cominciai allora, in quegli
anni difficili ma entusiasmanti, quando costruivi e producevi, non solo per te,
ma per far ricrescere la tua Regione, la tua Patria, la tua Società. Il mondo
stava cambiando rapidissimamente. Ciò che non è successo nei millenni di storia
precedente dell’intero mondo stava succedendo ora. Il vino, conosciuto solo
come bianco e nero, acetoso da marzo in poi, cominciava, con la mia generazione
a prendere il fascino di qualità e di immagine che tutti noi ora conosciamo. Ma
una cosa mi frullava continuamente in testa. Perché buttare tutto il vecchio
anche se non serve più? Perché distruggere con le nostre mani la nostra stessa
storia? Perché non conserviamo a futura memoria anche gli attrezzi più comuni,
frutto dell’inventiva dei nostri avi?
Già i sogni erano questi ma la
realizzazione del sogno è un’altra cosa.
Comunque ci credei e iniziai
le mie ricerche.
Cominciai con le stampe
antiche, coi libri di viticoltura e enologia, con quelli di agricoltura in
generale. Ora possiedo una buona biblioteca.
Poi misi mano agli attrezzi di
cantina, al vetro nelle sue innumerevoli forme, ai mobili, agli oggetti con
simboli bacchici. In totale sono esposti più di 9.000 pezzi, tanto da occupare
una notevole superficie della cantina.
Nella descrizione del museo,
al fine di rendere la lettura più agevole, divideremo il racconto per gruppi,
per sezioni, per raccolte omogenee. Saremo brevi per non annoiarvi. Vi
mostreremo alcune foto, ma la miglior cosa è passare da noi, trascorrere alcune
ore, osservare “de visu” quanto ingegno, quanta creatività, quanta accurata cura
nei manufatti, quanta arte hanno usato i nostri avi nei tanti secoli passati.
Divideremo la nostra storia in
questi argomenti:
- La biblioteca
- Le stampe
- I bastoni
- La glass collection
- Le botteghe
- Le bottiglie di ceramica
Il tutto legato logicamente al
vino. Buona lettura e buona visione.
Piero Pittaro